la campanella ha smesso di suonare (rovesciata di prugne)

comincia partendo dall’asilo il primo giorno della scuola elementare. comincia salutando le maestre, le dade che per tre anni ti hanno seguito, aiutato, fatto crescere. ti consegnano il diploma e io sento gli occhi bruciare, non posso piangere. non devo piangere. ma mi si stringe il cuore al solo pensiero che crescendo perderò ogni giorno un pochino di te. saranno meno i momenti di gioco e dovranno essere maggiori i momenti di severe indicazioni. non potrò più ridere alle parole storpiate e continuare a usarle, dovrò correggerti. non potrò tornare a prenderti all’asilo, ma alla scuola e sarò messa a confronto con i risultati e i voti e le facce degli altri. e tu non lo sai quanto possono essere feroci le mamme. e tu continui a pensare che sarà come sempre un gioco. e io piango perchè la prima elementare è il primo passo.

e oggi ci ho pensato tanto perchè non si parla d’altro oggi in tv, alla radio, sul web. si parla di primo giorno di scuola. e il primo giorno di scuola è sempre il primo giorno della prima elementare. e sono passati 15 anni e lo sento ancora il magone se ci penso. e penso anche che la scuola ha sì il compito di educare, di insegnare, di inserire nel mondo. ma con morbida consapevolezza per favore. con meno libri. meno input. meno genitori a confronto e più gioco ancora. almeno in prima elementare prendiamola con le molle…almeno per le mamme.

e poi giorno dopo giorno…per loro la fatica di stare al passo e per noi la fatica di “smistare” (preso da elga il termine, perfetto) gli impegni e le mattine. per loro la voglia di continuare a giocare e per noi la voglia di continuare a dormire e la necessità di modellare la nuova stagione sugli impegni dei figli, a ogni nuova stagione scolastica.

la torta nel forno serve più a me che a lui.

(rovesciata di prugne alla “ci metto quello che ho)

700 gr di prugne maturissime, 2 uova, un vasetto di yogurt ai cereali in scadenza, 250 gr di farina integrale, 200 grammi di zucchero muscovado, 100 gr di olio di oliva sasso, una bustina di lievito.

ho messo 100 gr di zucchero sul fondo di una teglia imburrata.

ho sbattuto uova e  zucchero, aggiunto olio e yogurt, farina a pioggia, lievito per ultimo.

ho versato nella teglia. messa in forno a 180° per 50′ poi ho preso un treno. mangiata di lunedì a colazione, col sorriso sulle labbra, ringraziando di non dover correre a scuola, maledicendo di non dover correre a scuola. vorrei dei bimbi in comodato d’uso.

(spazio per la foto. se lo sparso si sveglia)

c’è una canzoncina, una filastrocca che ho scoperto un pochino di anni fa e che mi ripeto spesso: la campanella ha smesso di suonare e a noi bambini ci scappa di cagare…la maestra ci pulisce il culo e a noi ci viene il pistolino duro…

classe 1962. sicuramente maschile. povera maestra…

mamme, mio figlio, primo giorno di scuola, prugne, torta

Commenti (16)

  • Le tue parole sono un riferimento, perchè è quello che provo io, che proverò e che ho provato. I nostri bimbi allentano la presa per volere degli altri però. Crescono..e noi continuiamo a smistare!
    Baci

  • ma sapessi anche i magoni delle zie! prima i maschi: oggi T, 2a media, domani G, 3a elem. fra poco, se ci sarà posto all’asilo (come cavolo si chiamano ora?!) anche la piccola tempesta vivrà il suo primo giorno (voglio vedere se anche lì urlerà come ai fratelli “TUTTO MIO, TUTTO MIO!”) sembra ieri che mi guardavano dalla culla del nido…com’è potuto succedere così, in 4 e 4 otto? però loro mi hanno allargato il cuore. “comodato d’uso”? se ti sente mia cognata ti prende in parola!

    • è proprio guardando i figli degli altri che ci accorgiamo del tempo che passa.
      i nostri sempre la stessa età hanno. devo stare attenta a non imboccarlo ancora…
      si dai, troviamo un accordo!

  • sì però le mamme nei corridoi della scuola al seguito dei figli che le ignorano con un occhio sì e un altro non posso, con l’insegnante in capofila che dice “questo è il primo piano”, sì però.
    i corridoi sono di un liceo e quelle sono mamme di quattordicenni, ché le femmine ne sanno di sesso più o meno come me e quelle dietro in fila in corridoio o, peggio, ferme con la quattordicenne bloccata in auto, nel parcheggio.
    suvvia, lo so che sono antipatica così, ma c’è un ridicolo da non rasentare a rasentare i corridoi.
    😉 questa la mia. perdono in anticipo e guai a chi dirà lei non può capire…

  • Ti scopro oggi per caso dal post di Ciboulette, ed è una bella scoperta quella che “vedo”, comincerò a leggermi quello che mi sono persa e a seguire quello che sarà 🙂
    Buona giornata

  • Silvia….grande emozione per me é stata la prima elementare dei miei due figli, mi sono sentita come se li “abbandonassi, chissà in quali arbusti spinati andrà e scorrerà la loro vita senza di me, lontano dalle mie braccia per abbracciarli e confortarli, lontani dai miei occhi per sorvegliare il male intorno a loro…mi sono sentita cosi’ e mi sento ancora cosi’, forse perché i figli non crescono mai per noi mamme eppure loro crescono ed arrivano a smistare bene tutto grazie a quello che NOI mamme siamo in grado di trasmettere a casa. Le maestre i maestri a volte li aiutano a percorrere una parte importante della loro vita, la cultura, ma a volte no, a volte i maestri sono “antipatici” per i nostri figli ed il loro percorso culturare puo’ essere pregiudicato…é capitato a me con il francese e con la geografia, due materie che mi stavano sulle palle che per fortuna non ho e che sono riuscita poi con il tempo a farmene una ragione perché la geografia é il mondo e il francese mi tocca parlarlo per forza qui.

    Il mio lungo discorso é endato fuori tema ‘forse’ volevo cmq salutarti con un’abbraccio sincero!

    • non si va mai fuori tema quando si parla di noi, fra di noi. e confrontarsi è la cosa più bella marì. ricambio l’abbraccio con tanto affetto e …che incredibile mondo mi si è aperto!

  • Però, guarda, anche questo nuovo passo porterà parole storpiate, e cose nuove ed entusiasmi. E pianti, sì, anche, e malinconie, e brutti voti e bei voti.
    Ma insomma, io guardo il lungagnone che non sta più nel letto e sono contenta persino dei suoi capelli lunghi, anche quando mi manca il ragnetto che veniva fuori dalla prima elementare…
    C’è un tempo per tutto, anche per lasciare indietro le cose, e forse è giusto così.

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