sottana miseria

e niente, nell’armadio hai quella gonna che non metti da almeno 7 anni. e ti ricordi anche la data esatta in cui te la sei messa l’ultima volta. gonna marrone, maglia cartadazucchero, giacchina vintage in camoscio beish, calzettoni carta da zucchero, mocassini beish. e allora pensi che te la metti oggi la gonnellina a pieghe e la tiri giù con forza, cosa che fa partire l’effetto molla della gruccia, che diventa un’arma impazzita, per la stanza, fra gli armadi. (grucciamiseriatiodio)

e scopri che la gonnellina di pura lana bella è piaciuta tanto alle tarme e lo scopri nell’attimo esatto in cui senti che non puoi fare a meno di lei. che è sempre stata in assoluto la gonna preferita, che la vuoi oggi e per sempre. (ho un grosso problema con gli addii, lo sappiamo no?)

e lo sai che dovresti buttarla insieme a decine di altre cose che non indossi da anni. e che puntualmente tiri fuori sul finire della stagione e indossi per mezza giornata, per dare un senso alla conservazione della specie.

e così prendi ago e filo. e un’idea che non è neanche tanto originale oggi. bottoni che chiudono buchi. bottoni sparsi da attaccare in ogni spiraglio di gonna. bottoni che poi indossati e premuti mi apriranno chissà chè! 😉

non ho dimestichezza con l’ago, ho dovuto indossare gli occhiali per cercare di passare la cruna col filo, mi sono procurata dolore pungente, ho utilizzato tutta un’intera domenica piovosa rinunciando a inviti a uscire (con un tiepido raggio di sole) e ho attaccato bottoni come la più consumata delle rompipalle.

il risultato, per ora, è questo:

lo sparso dice che sono pochi

pà dice che devo metterne di più grandi

io dico che solo il fatto che ne parlino e che intervengano nell’operazione la dica lunga sulla loro noia domenicale.

ma la gonna, recuperata a nuova vita, come fosse un nuovo acquisto in questo periodo che non si acquista, proprio per la miseria della condizione in cui siamo, ecco, questa gonna mi sembra una meraviglia.

sul fornello c’era una pentola con dentro:

1 finocchio, 1 pera, 1 porro acqua e sale e sobbollire. passato al minipimer e servito con una finta quenelle di yogurt e barbine di finocchi. (ci ho messo anche il macis minipimerizzerato e molto profumato) che le me lo ha detto lei che si fa così e la sua a noi era piaciuta tanto assai, sottana miseria che non siamo più vicine.

vellutata li finocchipereporro, lo-mob

ps

ho utlizzato una parte dei bottoni ereditati da mia suocera, che insieme a scrocchi e vecchie cerniere erano conservato in una scatola di latta che mi ha sempre affascinata e che ho trattato con religiosità.

 

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Commenti (14)

  • spariti tutti i commenti di ieri: devi aver fatto un’altra magia! vediamo se questo resiste.

    per me i bottoni vanno bene così: ciò che serve, dove serve. si può volere di più?

    (te lo dico spesso che tu sei una miniera di idee…)

      • io no, ma ricordo vari commenti di altri. ho sognato? ok ho sognato.

        avrò fatto un mix col sogno notturno: una balla di paglia perfettamente cubica da trasportare fino a casa di un amico, in un giovedì grasso che cadeva di domenica. ma non riuscivo a sollevarla. era pesante come la vita.
        avrò avuto circa 14 anni e anche gli altri inquilini del sogno erano dell’epoca, compresa l’automobile con cui è stata trasportata (la balla)!

        se ricomincio con i sogni complicati tutte le notti è finita: mi ci vuole una giornata per riprendermi! infatti sono ancora in trance…

  • l’altro, teneramente struggente, non ho potuto commentarlo..male tanto male…mi feci da sola..
    questo invece ce la faccio, perchè l’ago mi è sempre piaciuto, mi piacerebbe anche ora se solo vedessi dove lo infilo…e condivido luna nera, i bottoni sono a basta. poi ti impigli e così invece fanno tanto francese.!
    la vellutata invece …boia d’un piffero la pera…idea strabiliante.
    bacio.

  • sulla quantità di bottoni non so, dovrei capire quanto è lunga la gonna.. fors un “richiamo” in altro punto…? nin zo…l’idea comunque è geniale!
    come pure la pera, sì, io finocchioe mela celo, ma pera no… !

  • Quanto sei bella Silvia.
    Io invece in un raptus ho buttato (o dato via) dieci sacchi di roba. Mi sento leggera, tanto. Poi magari rivorrò quella gonna grigia e il vestito nero mai messo perché non ci sono mai entrata o quella maglietta che in fondo come sfondo per una foto sarebbe anche potuta servire.
    Ma ora mi sento leggera. Ti abbraccio forte

    • vorrei tu mi passassi il raptus, sarebbe buona cosa per me! tu che mi sollevi già con la prima frase! meraviglia per me. Ricambio l’abbraccio e prometto che imparerò a non “sentire che voglio quello che sto perdendo” ;))

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