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rifiuti

sono ferma al semaforo. alla mia destra la lidl, alla sinistra i campi da tennis. davanti a me una uno bianca che con una manovra repentina accosta al marciapiede. scende una signora anziana. potrebbe essere la mia mamma o la mia vicina di casa. si dirige sicura verso il cassonetto dell’umido, alza il coperchio e come una moderna mary poppins comincia a tirare fuori caspi di insalata, peperoni, melanzane. la guardo sparire per metà dentro al cassonetto marrone e poi uscire e sollevare quello della raccolta indifferenziata, scossa la testa, prende la sua verdura e se la carica in auto. non so quanti verdi sono passati, nessuno mi ha esortata a partire. sono rimasta li, sconcertata, a prendere coscienza della cosa. non era una mendicante. non era una straniera. era una signora. sicuramente pensionata che selezionava la spazzatura del supermercato. dopo il pprimo attimo di stupore e quasi schifo ho provato vergogna. vergogna per chi butta troppo e per chi spreca. vergogna per chi acquista troppo senza sapere se riuscirà a consumare tutto. vergogna per chi scarta un pomodoro se non è perfettamente bello fino a essere falso. e penso che il tg diceva il vero e neanche abbastanza. c’è una parte di popolazione che non riesce ad arrivare a fine mese. che non ha soldi per la spesa. che non ce la fa se non con mille espedienti. e fra questi il rovistare fra l’immondizia.

poi un pensiero: e se le grandi catene di distribuzione destinassero un’area col  cibo da scartare per i meno abbienti?

vita

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