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gli tiro il collo

ven a qua! ven a qua ca’t tir e col! era questo il grido che spesso mi dava la molla per muovermi veloce da bambina. perchè mi correva dietro davvero la nonna, con quello che aveva in mano e urlando, appunto, vieni qua che ti tiro il collo. la mia nonna non era simpatica. era piccolina, stortina,  vestita con le vestaglie a piccoli fiorellini scuri e col grembiale tono su tono portato come un simbolo. ma non era simpatica. il fazzoletto nei capelli legato sotto il mento a coprire capelli bianchi e lunghi che si lavava una volta alla settimana. era energica, donna di collettivo, più avvvezza ad avere le mani nella terra che sull’asse da stiro o in cucina. ma non era simpatica e faceva correre me e fuggire le amiche. a scusarla, con i pensieri di oggi, la sua difficile condizione di ragazza madre che agli inizi del secolo scorso era un’onta che non si lavava. era sfacciatamente di parte la nonna. aveva la nipote preferita. e non aveva ritegno che si vedesse. così come preferiti erano gli acquisiti col matrimonio. chiesta in moglie dal vedovo con figli dal quale faceva la serva. un film. e anche questo atteggiamento è comprensibile, col senno di poi. da bimba invece invece soffrivo i suoi urli e le sue indifferenze. nella campagna in cui vivevo, pur non essendo contadini, era facile che ogni casa avesse pollaio e orto. nonna mi teneva con se solo quando c’era appunto da tirare il collo al pollo che poi  mi faceva spennare. non poteva sembrarmi pratica assurda. sempre vista fare. sempre fatta. ora che però tutto è cambiato e il pollo ha una terra di polistirolo e una coperta di cellophane ringrazio il mercato a km zero che mi ha riportato comodamente la possibilità di avere polli ruspanti. lo sapevo quanto sono grandi e grossi e gialli i polli ruspanti interi? si ma non così tanto! 3 kg di pollo completo di testa, piedi, interiora tutte. una meraviglia che se sapessi dipingere diventerebbe la più bella natura morta.

e allora ecco il pollo arrosto con patate.

molto molto molto semplice. trito di aglio, rosmarino e sale. da usare come scrub per massaggiare tutto il pollone. un bel massaggio lungo, petto, cosce, schiena. poi in una grande teglia da forno e via dentro a 230°. statico all’inizio, ventilato poi. quando il grasso si raccoglie nel fondo lo utilizzo per ungere con pennello – due o tre volte o quanto sembra lo chieda (olio abbronzante) ho usato lo stesso grasso saporito per cuocere una teglia di patate, due cucchiai, infornate insieme al pollo quando mancavano 40 minuti circa al termine della cottura. lo so non è il massimo della salute ma i pollo è ruspante, il grasso è naturale per una volta che sarà?

il pollo era grandioso e l’abbiamo finito in due cene. con le frattaglie ho fatto il ragù per le tagliatelle e con piedi e collo il brodo per i tagliolini. più passano gli anni più mi torna la voglia di pollaio, orto, resistenza.

ps: arrivando a casa di babbo qualche anno fa trovai un pollo nudo appeso con le mollette al filo del bucato. segno evidente che babbo e mamma avevano la testa altrove. alla mia domanda ridendo “chi è stato a stendere il pollo?” risposero noi no, dev’essere venuto un ladro. ne rido ancora.

nonne, pollo arrosto, ruspanti, secondi, spesa

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