salmastra aria maldestra

per sentire il profumo del mare devo annusare il telo, la sera. che il vento in spiaggia me lo porta via il profumo che mi riempie il cuore. e i corpi che incrocio sulla battigia non mi ricordano gli olii di cocco dell’infanzia e il coppertone mitico. adesso sono fortunata se sento un profumo, che le cartoline dal mare parlano di gommoni sul viso, di boe posizionate sopra l’ombelico, di intolleranza al sapone e di noia in tante facce truccate. e poi la spiaggia di sera, bellissima nei colori e nelle solitudini dei lettini, nella sdraio che si piega alla brezza, profuma di piada al bagno 68, pochi metri e l’aria parla di pesce alla griglia, ancora qualche passo ed ecco la salsiccia immancabile con le grida dei bambini scalzi sulla sabbia. vent’anni fa erano pochi i ristoranti sulla spiaggia, pochi ma buoni. ora si confondono e mi confondono. evito di soffermarmi sull’inquinamento luminoso, il faro puntato sul bagnasciuga, controllore immobile di pomiciate notturne. un faro che non mi lascia spazio. cammino più veloce. per fortuna il promontorio di gabicce è sempre là. sembra di poterlo toccare, di poterne raggiungere la punta senza difficoltà. ma ci sono i piedi nell’acqua. e la bassa marea e dove lo trovo un mare che sembra di camminare sopra le acque e io mi accontento di panorami conosciuti, di gesti ripetuti, la mia è una vacanza dal solito, nel solito. e respiro forte le mie abitudini ritrovate. mi ricarico come un pannello solare. rientro dalla camminata notturna, buonanotte ai ragazzi sul terrazzo, faccio la doccia e mi addormento annusando il telo da spiaggia. leggendo “ogni cosa è illuminata” appunto.

mare, percorsi, riccione, sensazioni

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