il primo giorno di.

per me il primo ottobre sarà per sempre il primo giorno di scuola. il grembiule bianco e stirato. il fiocco al collo e il cestino con la merenda. dei libri ho un ricordo più vago. o meglio, ricordo solo quaderni e matite. il libro per noi, per tutti, era la “signora maestra”

la “signora maestra” e non maestra, o vittoria, o tu. c’era ancora cinquantanni fa il rispetto ossequioso verso la figura istituzionale che rappresentava il ruolo.

la “signora maestra poi ci chiamava asino, grassone, topacina (io) e non ricordo in quanti altri modi più o meno carini, ma nessun genitore si sarebbe mai sognato di contraddirla.

il primo ottobre si faceva la cartella, ci si svegliava per tempo, si salutava la mamma e si partiva a piedi per arrivare a scuola in orario.

oggi la scuola invece inizia a calendario diverso per regione e non mi piace. in un mondo che chiede uguaglianza. grembiule sì, grembiule no. una maestra, due maestre e centinaina di genitori che ficcano il naso e pretendono voti socialmente divisibili fra madre e figlio. oggi le mamme pretendono di accompagnare i figli fin dentro la classe, potessero si sederebbero nel banco a fianco. con l’auto parcheggiata sotto. e a merenda sarebbero pronte a far la gara delle torte, anche se poi, per comodità, a colazione si mangian merendine preconfezionate. e sono polemica lo so, dovrei imparare a non esserlo fra le tante cose che devo ancora imparare

duemiladodici, primo ottobre, di lunedì. niente di più preciso, per iniziare a pensare in modo nuovo

il mio nuovo anno di scuola con  le maestre, i maestri scelti  giorno per giorno. devo imparare moltissimo. per esempio a non prendere troppo sul serio le cose. le persone. le promesse. me stessa.

a fare quello che penso prima di dirlo troppo. fare e non dire è una cosa da imparare.

 

 

valerio è nel gruppo. valerio era un compagno di classe, di questa classe. valerio l’ho rivisto in questi inverni di teatro di resistenza. mi ha abbracciata di sorrisi e mi ha passato di soppiatto un foglietto dove a memoria aveva disegnato la mappa della classe. ogni banco un cognome. io valerio me lo metterei nella cartella ogni giorno. per tenere a memoria le cose. come vanno fatte.

valerio’s celebration

la colazione del primo giorno di scuola, (ma anche del secondo o del terzo) a casa mia, era caffèlatte e biscotti tipo krumiri che la mamma preparava con la macchinetta tipo passacarne, tutti in fila nella lastra del forno del paese, perchè in paese il forno cuoceva per tutte le famiglie.

io questi biscotti non li ho mai rifatti. non ne conosco gli ingredienti e vorrei tanto che una magia me li riportasse sulla tavola.

di scuola e cibo ne ho parlato anche su dissaporequi

 

 

 

 

 

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Commenti (8)

  • bellissime le foto delle elementari, tutti in fila sulle scalinate di travertino (la nostra era quella della chiesa di fronte, fotografati sotto la campana), i maschietti più sgualciti, incrociando le gambe, le femminucce, un pò più ordinate a nascondere sorrisi inopportuni (questo pensavano noi, dei sorrisi davanti al clik!), capelli raccolti negli elastici che te li strappavano regolarmente, anche se nascosti dai fiocconi rosa, o rossi a quadri come i miei.
    la fiera maestra, imponente anche quando era magrissima come la nostra, l’autorità per quelle quattro ore passate sui banchi ma la sua ombra ci raggiungeva anche dopo, quando i compiti “ho quasi finito!”.
    foto in bianco e nero che raccontano molto più di tanti colori, almeno per chi si ricorda ancora quel giorno ed è sicuro di essere ancora lì, proprio su quel gradino con tutti gli altri.
    per esempio, tu potresti essere la quarta da sinistra…?

    • io sono sicuramente la quarta da sinistra. ma quanto mi era mancato scrivere qui e leggere i tuoi commenti? i commenti di chi si prende la scomodità di commentare? adesso me ne rendo conto. mi era mancata questa parte di me.

  • la “scomodità”???
    io non aspetto che di leggerti per avere il pretesto di sfogarmi a parole (rischio meno che farlo a palate-sediate-legnate), per condividere momenti di nostalgia, di pensieri a ruota libera e tutto quel che ci passa per … i sentimenti (per la testa era troppo banale). è un bel modo per sostenersi a vicenda con rimbalzi di parole. una specie di adozione a distanza ma reciproca, alla pari.
    alla pari…Mai lo sarò al tuo confronto! raggiungerti mi è impossibile ma illudermi è la mia specialità, è una delle poche cose che ancora riesco a fare.
    adesso che le parti si sono ricongiunte ti auguro buona cena, buona serata e buon tutto quel che farai.
    Ciao!

  • Ah, ma quanto mi mancavi.
    Tu e i grembiulini bianchi e i remigini.
    E la foto con gli ochciali a quadretti che mi ricorda di quando ero in attsa del mio vecchio medico e leggevo un magaziiiin e ti ritrovavo lissù, con i tuoi occhiali a quadretti, a fare l’opinionista del grande magaziiiin 🙂
    E non te l’ho mai neanche detto.

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