caffè come se piovesse

macchiato caldo, basso in tazza grande, alto in tazza piccola, schiumato ma non macchiato, nel vetro, cappuccino con doppio caffè, freddo, shakerato ma non frullato, corretto, amaro, con poco zucchero, con succo d’uva, girato…

a casa mia si diceva faccio il caffè, si prendeva la moka da 6, si apriva la credenza e si tastava il pacchetto con le punte. quello più largo. lavazza. c’era anche il moretto, ma la mamma lo teneva per la ziona* (era orzo o cicoria il moretto?)

acqua fredda, il cucchiaino nel filtro si rovesciava 5, 6 volte, una leggera pressione, lo stuzzicadente a far forellini e via sul fornello piccolo che deve venir su piano. lo senti il suono? spegni appena sale e aspetta che respiri.

cosa avresti detto mamma vedendo le nuove creazioni lavazza? ma soprattutto cosa avresti detto mamma vedendo che a torino i caffè usano quasi tutti la miscela che avevi in casa tu? io ho pensato potenza della gdo. e invece

e invece la storia racconta di una famiglia che inizia da luigi lavazza in via santomaso 10, fino a diventare la lavazza di oggi, racconta del lavoro, della passione, della ricerca, del diventare simbolo di italia nel mondo, del creare un centro di innovazione che si occupa di formazione, di una capacità di coniugare comunicazione e divulgazione e come cerniera finale, nomi di spicco dell’alta cucina a inventare caffè in solidi e una manciata di blogger a mettere il naso.

il: non ti macchio
le provette che potrei riempire ogni mattina

ho scritto t’amo sul cappuccio

ed ecco il corso di corsa al completo

il puntino piccolo e nero.

premetto che io amo il caffè. basso, non zuccherato. mai più di tre, mai dopo le tre del pomeriggio. della colazione in lavazza ho portato a casa due cucchiaini, un grembiule che avrei voluto anche pagandolo e la meraviglia del luogo. quello che mi ha lasciata perplessa? lo canto qui sotto, la voce che stona è la mia e la chitarra che suona è di pà. uno dei motivi che mi fa ancora amare stare con quest’uomo

e allora grazie lavazza per averci dato carmensita e alcune delle più belle pubblicità della televisione di un tempo, grazie di averci fatto conoscere la storia di famiglia e di averci fatto sentire baristi per un giorno, grazie per l’attenzione che mettete al design e grazie a chi ci ha accolto con reale simpatia (le persone, le persone fanno le aziende) e alla scuola di cappuccino farò un pensierino…per imparare a fare quello che per me deve avere il cappuccio come dice il nome, una tazza col latte e la schiuma che fa il cappuccio…quella è.

ps: il caffè a casa si beveva, si metteva nello zabaione e ci si faceva il “dolcecaffè” i fondi si buttavano nei vasi e si usavano per lucidare l’acciaio e per profumare le pattumiere. io che ho sempre sofferto di colite ho constatato negli anni che lavazzaqualitàrossa la tollero bene, ma oggi uso le cialde e sono contro le capsule (anche se ecologicamente son poco di buono entrambe)

caffè, caviale di caffè, economia domestica, fondi di caffè, Lavazza, percorsi, pubblicità, salone del gusto

Commenti (22)

  • Quanti ricordi legati ad un gesto così semplice e quotidiano come quello del bere un caffé……una pagina intensa e tenera, davvero bella!
    Fortunatamente io sto in cucina e non al banco perchè si sentono cose davvero folli, una cliente beve il caffè corretto con il traminer ed un altro nel bicchiere del fernet, ma senza fernet, con 3 cubetti di ghiaccio ed un quadretto di cioccolato dentro(….che ovviamente non si scioglie mai!)…..boh!!!!!!
    Queste abitudini non solo mi sorprendono, ma simpaticamente mi ricordano quanto sia variegato e strambo il mondo!!!!!

    Un saluto

    Fabi

    • corretto al traminer mi mancava! ma anche nel bicchiere del fernet senza fernet…(anche se un pochino la capisco, perchè c’è una differenza enorme fra tazzina e bicchiere, fra fondo stretto e fondo largo…porca miseria sono una spaccacapelli) baci chefabiana

  • ma come mi piace leggerti 🙂 (ed anche chiacchierare con te, però!)

    Anche io caffè “normale”, cioè caffè. A casa mia Lavazza rosso. 3 volte al dì e non di più. Niente cialde, per me: il mio caffè è la moca, il gloglo del caffè che vien su, il profumo in cucina, le tre c di mia zia Sigrid: il caffè va bevuto caldo, carico e comodo. Mi siedo sempre, a berlo, anche quando son di fretta: mi par di berlo, ancora, con lei.

    Nello zabaione, la nonna lo versava a me piccina, per farmi sentir grande. una vera bontà.

    Nelle piante, spesso, per l’acciaio non lo sapevo, grazie proverò!

    • stesso pensiero patrizia, bello scoprirci e bello condividere momenti inaspettati. la moka è il rito che preferisco ma davvero le cialde mi danno meno fastidio. vorrei avere una zia con cui consumare il rito. speriamo di rivederci presto. (ci si posson anche tingere tessuti ma devo ancora testare, ti dirò.

  • quì ci si cambia d’abito con la stessa frequenza delle signorine che un tempo ci davano la “buonasera” dopo il carosello.
    forse l’avevi macchiato col caffè?
    è piovuta la data del post, è sparito il numerino dei commenti…
    però nel complesso mi piace di più.
    ok, commento sul luc non richiesto ma le rompi cosa ci stanno a fare se non rompono?
    quì grigio, freddo, cupo. brutto tutto. passerà?
    vorrei un’estate per la mente, sole, caldo, riattivazione energie.
    non ho mai avuto tanta nostalgia dell’estate, non ancora prima che iniziasse l’inverno, almeno

    • ma quel mostro quadrato, con ali pendenti, occhi sbarrati e capelli verdi che dovrebbe rappresentarmi, è inquietante! non potresti mandarlo a fare un lifting da uno bravo? nemmeno quando non sono in forma mi sento così…
      conto su di te!

    • e invece mi hai sentita forte e chiaro, che stavo per mandarti mail per aver parere da chi mi conosce. adesso dico allo sparso se può farti diventare fata. che tu già sei fata roba per me. (e non mi dici niente della mia cantatina? io che son così orgogliosa?

  • fata? da un estremo all’altro! il parere sull’ugola te lo potrò dare quando riparte l’altro pc, questo non ha l’audio. non vedo l’ora!

  • E la cremina? Enri va dai miei a prendere il caffè solo perché babbo fa ancora la cremina, montata a mano con il cucchiaino dal manico lungo… Favolosa, crema e gusto.
    Ti voglio bene sorella.
    Baci.

  • come dire “canta come scrivi!” sei un portento in qualunque impresa ti cimenti, e la chitarra è il giusto tocco, bella coppia, non c’è che dire…
    e grazie sparso, la rotondità mi si addice di più della quadratura!

  • quì si continua a bere caffè per ingannare l’attesa delle immagini dei tuoi meravigliosi addobbi. anche per copiare (pia illusione, la mia)! mica vorrai postarle il 24??!!
    da queste parti si resiste, mi stupisco di me. e altrettanto spero di te.
    baci!
    P.S. per il simpatico sparso: “a me pare che non funzioni nè l’avviso via mail di nuovi commenti, nè quello di nuovi post. o sono imbranata io e non sarebbe la prima volta. AHHHH, VEDO ORA CHE MI HAI RIFATTA QUADRA!!!”

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