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di vino

uscendo di casa, la mattina presto, la prima cosa che respiravo era umidità. il sole era velato da una foschia che non era evidente, stemperava i contorni ed entrava nelle narici. stivali di gomma, che sarebbero diventati pesantissimi riempendosi di terra bagnata di rugiada e forbici da vendemmia e guanti di plastica mai durati più di due giorni.

nella vigna, c’era il gruppetto in attesa del capo, a indicare il filare da cui partire.

se chiudo gli occhi sento il rumore secco della forbice che taglia il tralcio e vedo la mia mano accogliere il grappolo con attenzione, ma veloce, che è sempre stata gara fra un lato e il dirimpettaio. il succo dell’uva spesso colava dalla mano al braccio, lasciando un rigagnolo nero e spesso, ma non aveva importanza. ci piaceva anche quello; uno dopo l’altro riempivamo i cesti e andavamo a svuotarli nel cassone, mentre il sole si faceva più deciso e il caldo tornava a farci brillare la fronte. fra una battuta e l’altra dei vecchi operai, i nostri occhi si cercavano. le mani si sfioravano. e non smettevamo un istante di parlare.

sarebbe diventato don lui e lo sapevo. ne parlavamo sdraiati sull’erba.

si stendeva un plaid e si consumava il pranzo frugale prima di riprendere il lavoro. il cesto e le forbici da vendemmia abbandonati ai nostri piedi, alto gradimento alla radio, le risate e le confidenze fittofitto. era alto, moro, bello e prete dentro. era per questo che mi sembrava nato per proteggermi?  esiste l’amicizia fra uomo e donna? o il legame che incontriamo, istantaneo e forte, è sempre una pulsione sessuale? non una volta siamo andati oltre il prenderci la mano. ma siamo stati intimi come amanti. amici. complici. confidenti. e giovani. una delle vendemmie più belle, concluse come ogni anno con la pigiatura a piedi nudi nel cassone e con una lettera arrivata a casa.

“resterà la stagione più cara. l’autunno e la vendemmia con te. buona vita. donLui”

 

questa pagina è dedicata a don lui, a elisa che mi ha riportato nella vigna con le sue parole, al suo vino e alla sua mamma (di cui ho in bozza uno scritto che arriverà)

è dedicata anche a una cittadina che malsopporta tutto ciò che è agreste, ma vive costretta nella terra del barolo. e che barolo

infine è dedicata a quella mamma che ier sera mi ha fatto conoscere due bimbi e mezzo, un passaverdura e il succo d’uva come produzione casalinga. uno spettacolo di tette piene e cucina giocattolo

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trebbiano evidentemente trattato: “a vegh a dé l’acqua al vid”

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nei miei giri peregrini ho notato che le viti han ripreso il posto dei peschi e dei cachi

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la scuola di agraria di persolino mette lavagne ovunque. voglio essere interrogata sobria.

ps: se state attraversando le strade di romagna, in questi giorni, resterete in fila dietro i trattore con il cassone pieno di grappoli d’uva. dite grazie al lavoro, all’estate e alla cantina.

amori, autunno, raccolta dell'uva, succo d'uva, vendemmia, vigna, vino buono, vita

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