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pesche sciropparte

portava a casa le casse in agosto, il babbo. due, tre, quattro a seconda della generosità dei contadini e del successo della stagione, che per un “sensale” la frutta è quella che ti offrono a ringraziamento. ci si metteva tutti “di dietro” nei “bassocomodi” le seggioline, il bidone dell’acqua per sciacquare i coltelli, i vasi a scolare dalla bollitura, gli stracci pronti per il paiolo. ci si metteva con la zia “ziona” con la sigaretta in bocca, con il babbo che usava le troppo mature per fare i sughini e con i vicini che arrivavano con i “cuarcì” i tappini che finivano prima delle bottigline di cocacola e di aranciatasanpellegrino. era la festa di piena estate, il prurito causato dal pelo delle pesche restava inascoltato, che c’era da tagliare e da non tagliarsi, da ridere, da mangiare e da fare. fino a notte inoltrata che si badava al paiolo che doveva bollire poco. ma il giusto.

occorrono sode, compatte, appena colte dalla pianta. varietà percocca. buccia gialla col pelo. pelarla è un incubo. tagliarla a fettine è un lavoro sporco. non si stacca dal nocciolo e le dita sono in pericolo. ma è l’unica pesca che merita la conservazione per le stagioni invernali. resta soda, saporita e buonissima. i vasi bormioli passati al lavaggio in lavastoviglie sono ancora caldi, sulla fiamma il pentolone di antica memoria, con lo straccio sul fondo prende bollore. ogni vaso riempito ben bene, a metà 6 cucchiai di zucchero semolato, due o tre alla fine. metto il tappo, stringo. avvolgo nello straccio, infilo nel pentone e passo al vaso successivo. far bollire circa 20 minuti. lasciare a raffreddare nell’acqua. 11 vasi con una cassa. chieste a “natale” che gentilissimo me le ha raccolte subito ma, boia, le ho preparate quando potevo ed eran già troppo mature. pazienza, le mangerò meno sode. buone lo stesso. sperando in un nuovo raccolto acerbo.

mamma ci sono riuscita. sono quasi come le tue. solo troppo sguignole. ma ce la posso fare.

conserve, le mie ricette, percocca, pesche sciroppate

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