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la vita è una sòla

li partoriamo senza sapere che questo cambierà la vita di tutti. li guardiamo pensando che il mondo è bello grazie a loro. li allattiamo preoccupandoci di tutto e di più. raccontiamo loro favole e favole e storie belle. li cresciamo con la frase fai il tuo dovere e sii felice, non ti fare mettere i piedi sulla testa, non metterli ad altri, sii generoso, perdona agli altri lo sgarbo, fatti valere, impara il valore.

poi arriva l’asilo e le maestre e la gara dei compleanni e la gara delle attività pomeridiane e le gare della torta più buona (qui i nostri figli misurano noi e la capacità che abbiamo di sacrificarci e lottare per loro)

poi arriva la scuola e iniziano le gare per il voto migliore, il posto migliore, l’insegnante migliore, la compagnia migliore (e qui i nostri figli si misurano con la loro capacità di sopportare l’invadenza della madre)

poi arrivano le superiori e qui inizia la gara a chi prova prima cosa, a chi riesce a ottenere di più investendo meno a chi riesce a capire meglio quello che vogliono i prof (e qui i nostri figli misurano fin dove possono spingersi con noi)

poi arriva il lavoro. e i ragazzi cominciano a capire che non ci sono favole, che il mondo non è bello come lo raccontavamo, che gli amici non sono sempre amici, che gli adulti non lo fanno mai per loro, che non c’è posto per giovani sognatori che credono di poter cambiare il mondo con un cicredo.  a parte steve jobs.

e non sono pronti per essere precari. chi è pronto a essere precariamente in bilico su uno scalino, fra il cado e non cado? perchè è sbagliato a partire dal nome, perchè nel mondo è mobilità e non precarietà, perchè il lavoro sicuro spesso è una gabbia di compromessi, di magoni da mandare giù, di comportamenti autolesivi.

anche io, secoli fa, ho iniziato da ggiovane senza esperienza midevofareleossa 250mila per un mese tutte le ore che vuole, ma poi sono cresciuta e ho avuto l’opportunità di fare altre scelte. (mi sono sposata ok, con un musicista, ok. sicurezza zero, debiti tanti. ok. e non abbiamo colto le occasioni, perchè?)  perchè non volevamo lasciare la casetta.

allora giovani ragazzi ve lo dico, la casa non compratela. è un macigno che vi risucchierà per tutta la vita, cambiate nido come le mutande, imparate le lingue, studiate fino a farvi chiamare sfigati, non perseguite l’avere ma l’essere, ma soprattutto, se ce la fate, non fatevi uccidere dalla pressione, dall’oppressione, dal gioco, dal vizio (di qualunque natura sia) e se siete precari stagisti maltrattati denunciate i comportamenti o salutate il posto di lavoro, altro si troverà.

quanto scritto nasce da una notte insonne, perchè dopo aver letto del suicidio di un ragazzo di 26 anni, stagista al sole24ore e averne scritto nota su fb, dove è iniziato un confronto fra mamme e una giovane valentina, le domande e le risposte che mi vengono sono tante e non sono risolutive. mi fanno solo venire una incredibile pietà. ma non so per cosa.

figli, lamentiamoci, mio figlio, precari, suicida 24ore

Commenti (18)

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