degli altri e di me

non ho ricordi di famiglia nella settimana santa, se non il lavoro triplicato di mamma e il bagnarsi gli occhi il sabato allo scampanellio delle campane in festa. ma il blog, la rete, un’amica di penna (e oltre) mi hanno regalato ricordi altrui e tradizioni da scoprire. ecco perchè copio qui, oggi, la mail della luna che mi ha fatto dono dei suoi ricordi e delle sue ansie.

me ne sono resa conto mentre lo scrivevo che oggi è lunedì Santo.
ai tempi delle elementari e per poco ancora, in questa settimana l’atmosfera si cominciava a scaldare, almeno emozionalmente: le preghiere obbligate ripetute non ricordo più quante volte al giorno, aumentando ogni giorno fino ad un numero altissimo la domenica di Pasqua (tenevo duro fino al sabato poi la domenica, puntualmente me ne dimenticavo e…puf! persi tutti i punti per l’entrata di diritto in Paradiso!)
Il rito della preparazione della crescia di Pasqua (da queste parti immancabile, anche più dei cappelletti del pranzo!), giorni prima si andava dalla nonna e con lei e la zia si stabiliva “quante uova” farne, si ricordavano gli accorgimenti adottati l’anno prima per non ripetere i fallimenti e per replicare i successi. poi la sera prima del grande evento ci si tornava di nuovo per i preliminari e anticipare  il lungo  lavoro del giorno dopo: preparare le uova già contate, grattugiare il formaggio, cercare e lavare una moltitudine di terrine per la cottura, reperire vecchi tegami per i carboni ardenti che avrebbero scaldato i letti, i sacri luoghi della lievitazione!
il nonno o lo zio avevano il compito di preparare il forno ben pulito e la legna adatta per ogni fase della cottura. su questo, la nonna non transigeva: loro lo sapevano e si guardavano bene dal deluderla! era capace di redarguirli energicamente e poi, di nascosto  si rivolgeva a noi bambini, con l’occhio furbo e il sorriso pronto.  Era una forza la nonna, peccato non avere avuto il tempo di viverla di più…nel fervore dei preparativi, noi bambini vivevamo quella bella atmosfera e ci piaceva essere coinvolti, partecipare ad un evento che si verificava  solo ed esclusivamente una sola volta all’anno.
 magie dei tempi perduti…non immaginavamo che la nostra età adulta sarebbe stata privata di questi riti e di tutto il loro significato.
 invece adesso, niente magie, solo lo scorrere velocissimo del tempo senza che riusciamo a viverlo  prima che ci oltrepassi….quante cose sono cambiate. a pensarci mi viene da piangere per tutto quello che abbiamo buttato in cambio di niente.
  a meno di una settimana dal giorno di Pasqua, ho appena una vaghissima idea di come farò gli antipasti. zero idee, invece sui segnaposti!
Immagino  (anzi, ne sono certissima) che in questi ultimi giorni avrò varie occasioni per innervosirmi perchè saranno molte di più le cose che non riuscirò a fare di quelle che farò davvero, perchè dovrò ripiegare molte volte verso scelte che richiedono meno tempo (e dai risultati meno soddisfacenti), ma anche meno soldi (come per le uova da regalare: tanto non gliene frega niente a nessuno della qualità del cioccolato  e allora io decido di spendere poco, che poi è sempre troppo rispetto al valore reale).
vorrei fare, per la prima volta, anche l’albero di Pasqua, (come avevo visto da te la prima volta che ci sono arrivata!), chissà se ce la farò?”

io l’ho fatto, come ogni anno, nelle mie reiterate abitudini, la primavera e la pasqua, almeno intorno a me. in attesa che ritorni anche nelle intenzioni. e grazie a chi mi tiene compagnia anche da lontano, sempre.

 

decorazioni, l'albero di pasqua, le mie ricette, tradizioni pasquali

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