inverno casa

che colore ha la solitudine? è di quel grigio che scivola degradante nel ghiaccio, o nella nebbia? no, per me il ghiaccio richiama libertà e nebbia concentrazione.

forse è blu. come ci insegna il blues, malinconica tristezza. invece per me è rosa. come la vestaglia in cui si avvolge la vicina. e si taglia a fette che si ingurgitano per non sentirla. fette dolci o salate purché tante, fino a diventare doppi a se stessi, per illuderci di esser due.

e allora prendo cinque minuti alla volta e suono e ciao.

due chiacchiere sul programma televisivo. sul tempo, sul nulla. che non ci conosciamo mica bene e dobbiamo studiarci. e fare un passo successivo. e fidarci. si racconta a “dice che” (con quella piccola pausa che …)

-dice che … verrà a trovarmi.

-dice che … andrà via per il weekend

 

-dice che…pioverà ancora

-dice che non è il problema del matrimonio fra gay, è il problema della tanta    gente sola

dice bene questo prete. penso. anche radiomaria ha i suoi programmi

e poi rientro che è già buio.

chiudo le persiane, le finestre, chiudo le porte a chiave metto gli scalferotti e accendo il fuoco, prendo la coperta e resto abbraciata al calore che si forma. odor di mele cotta e cannella, di arance candite, ago e filo potrebbero essere un’alternativa di rammendo, il libro aperto, anche l’uncinetto a portata di mano, ma niente. resto imbambolata davanti alla fiamma. la sera mi fa compagnia, la stanza, le abitudini, i pensieri. mi sentirei sola fosse giorno. sola della solitudine che si prova quando non si ritrovano le strade percorse e non si vedono le nuove

l’inverno è lungo. l’inverno casa accorcia le distanze e avvicina i soli.

abbiamo già guadagnato 46 minuti di luce dall’ultimo solstizio. come vedere la luce in fondo al tunnel. e sperare che non sia un treno

in buona compagnia
in buona compagnia

 

è la solita torta di mele senza.

un kg di mele, 100 gr di farina integrale, 1 uovo, il succo di un arancia, il succo di un mezzo limone e la buccia intera. cannella. chiodo di garofano, 100 grammi di uvetta candita passita e zucchero muscovado a coprire. latte quanto basta a far pastella. un’ora in forno a 180°

 

 

 

 

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Commenti (11)

  • la solitudine, per me, è un vuoto lungo lo stomaco, un vuoto che sollecita tutta la parte fino a provocare un dolore fisico.
    ecco, più che un colore è un dolore.
    credo che sia un tentativo per farmi capire quando è grande la cavità che lo ospita e, quindi, la voragine da riempire. così capisco subito se un quadrotto di torta invitante come la tua potrà colmarlo oppure riuscirà solo a provocare l’eco!

    però, volendo essere un pò più seria, direi che per dissipare la solitidutine , dobbiamo fare pace con noi stesse, volerci un pò più bene. chè il vuoto che sentiamo è solo quello del posto destinato ad accogliere l’amore per noi stesse, non quello che può arrivare dall’esterno. e la “beffa” è che se non riusciamo ad amarci non saremo nemmeno in grado di percepire l’amore degli altri.

    un abbraccio e l’augurio di una giornata soleggiata, dentro e fuori di te.

  • Cara Silvia, dovresti raccogliere in un libro tutte queste meravigliose pagine di riflessioni e vita……per me la solitudine ha il colore della tristezza che indossiamo quel giorno………ma l’inverno farà spazio alla primavera e indosseremo colori nuovi dentro e fuori…….e ci sentiremo meno sole. Oggi è una bellissima giornata per andare a correre e riempirsi il cuore….. Un abbraccio dolce Silvia. Tania

  • Dalla foto ho pensato a una torta al rabarbaro…ed in effetti la solitudine ha un colore amaro solo se è mancanza di, se è per qualcuno che è andato via e sicuramente non torna, se il posto di chi ci guarda da un altro luogo è rimasto vuoto.

    Invece ha il colore delle mele e della cannella se è solo pausa, momento per riflettere e pianificare la ripartenza, per capire che sei troppo ricca per permetterti di sentirti sola, per sentire dentro come continuare a dare a chi c’è ancora.

    Forse la vita vera è una torta di rabarbaro, mele e cannella.

    Accendiamo il forno…

    • omammamia che piacere che mi ha fatto rileggerti qui virò! sei stata la prima anni fa a commentare qui, a farmi capire che c’era chi mi leggeva. la vita è sicuramente una torta di mele. mi piace prepararla, cuocerla, mangiarla e offrirla. è quello che sto cercando di fare con la vicina, con i vicini. abbiamo tutti bisogno di guardare chi ci vive accanto. grazie virò

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