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non piovono rane ma io piango rospi.

il vento contro, i pedali si fanno durissimi, ho il peso del mondo sulle spalle. che la spesa in bicicletta è d’obbligo. fa freddo, boia. il sole tiepido e incostante. mi fa male la parte sinistra, mi ascolto troppo e faccio fatica. ma la sinistra non esiste neanche più. non conta divagare, la mia pensa pensa solo che non ce la fa. e io mi sento di merda. ma come. pedalo corro cammino? ma se non ce la faccio più. arrivo a casa. butto la bici che è anche sgonfia. tolgo lo zaino di 6 kg di troppo. zucchero sale arance. scema. entro e lo sparso sta davanti al mio mac, con il mio accappatoio. pà sta facendo colazione. sono le due. non pranzi? ho fretta. quando sei tornato? a mezzogiorno. tu cosa mangi? sto male. allora preparo io. c’è il pesce. mi fa schifo, non cucinerò il pesce mai nella mia vita. certezze che il tempo non cambia? orata al vapore sullo sgabello condita con le lacrime che iniziano a scendere. mangio e piango. stai male? l’avevo detto no? e piango. troppo sale nell’acqua. e adesso? piango. non fa niente non è il caso di piangere per troppo sale. rido controvoglia e piango più forte. singhiozzo adesso. e lui mi abbraccia goffamente. mi chiama pà. vieni? salgo le scale soffiandomi il naso. mi infilo nel letto con lui che mi chiede di scaldarlo e io scoppio in un pianto in cui la cosa più leggera sono gli scossoni delle spalle, i singhiozzi sono rumorosi, fradicia è la sua maglietta nell’incavo della spalla. e non mi sembra di smettere più. e lui mi dice: ” che bello averti qui. mi riconcilia col mondo” me sono una donnina fragile, che non si riconosce più e ti sto innaffiando come una frignona. piangere i rospi fa bene. dopo passa. ecco. queste sono state le mie pulizie di pasqua.

lamentiamoci, le mie ricette, sfoghi

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