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slow&way&saturdaystorify*

lentamente ricominciare a pedalare lungo per riabituare il passo.

lentamente ricominciare a farsi spazio

lentamente riconnettersi al sentire desiderio di darmi soddisfazione.

che gli uomini si arrangino io parto.

moglie vaso di fuori – notare le calle

sabato 26 appuntamento con ste. e lo slow food day alla torre di oriolo.

avete mai visitato la torre di oriolo dei fichi? se non l’avete ancora fatto segnatevi gli appuntamenti della stagione e fatelo ma,  lentamente…

raggiungetela a piedi, in bicicletta; respirate la salita che è dolce e  semplice da affrontare anche per chi “noncelapossofaretipregono”

e poi lasciate andare lo sguardo verso  il mare e di nuovo verso la collina e abbracciarete la terra del sangiovese, dell’albana, del centesimino.

solo 6 km dal centro di faenza, ma si sale a sufficienza per fare arrivare gli occhi al mare.

noi siamo arrivate in meno di mezz’ora, abbiamo parcheggiato sotto al ciliegio e ci siamo messe subito all’ascolto

della storia di un elettricista che amava il grano e voleva recuperar l’antico** gentil rosso. e lo ha fatto. partendo dalla semina arrivando alla macinatura a pietra. e ce lo racconta con la passiona nella voce, si sente. e si giustifica, lui,  che il suo lavoro non è quello, lavora per concedersi lo sfizio di coltivare un grano che non fa “grandi numeri” che diventa farina di grano tenero di tipo 1, ricca di germe di grano e di proteine (il pane è diventato scuro senza essere integrale)

amorino e la sua spiga antica e altissima

della storia di una pasta madre che arriva da santa sofia e forse ancora da più lontano, da mani sapienti e da voce musicale, con note portoghesi evidenti e spiritose. un vulcano acceso questa spacciatrice di madre per passione.

pasta madre in bagnetto

della storia di un pane da fare a casa, maltrattato dal pomeriggio all’aperto, lievitazione forse compromessa. ci provo che mi importa?

della storia di una gran merenda, di petali e fiori, faraona e patate, preparata dalla creatività di un cuoco- igor-  che ha su queste colline un ristorante che merita una visita.

tagliolini di borraggine con gamberi e lischi in zuppetta di patate
tonno di faraona con fiori di calendula e asparagi
frittatine di patate e petali di rosa

e poi la sorpresa di trovarsi al di là dello scatto una faccia nota, un carlo petrini che dovrebbe mangiare più slow e camminare tanto tanto tanto slow (per lo smaltimento di stomaci prominenti)

carlin petrini, gli orti urbani e il vento nella camicia?

tutto questo per dire che ho di nuovo un pezzetto di madre che mi aspetta in frigorifero.

pà si è limitato a dire “ci risiamo” lo sparso si è limitato a dire “mi fa schifo” io mi limito a sentirmi in soggezione e ci riprovo. è tutto molto molto slow.

 

** gentil rosso è grano antico, quello dei nostri nonni, risalente almeno al 1850 e abbandonato nel periodo della battaglia del grano da strampelli,  genetista di mussolini – recuperato ora da chi crede nel buono e nel bio, dai custodi dei semi delle civiltà contadine

*il titolo del post in inglese, lingua che comprendo essere fondamentale conoscere, ma che mi crea sfoghi di orticaria, è una presa in giro all’uso esagerato e fuori luogo. sono romagnola: a végh piâ par gudérm e viâz e a cônt dal stôri ch’l’ è la mi tèra la prèma zirudèla! e adess a v’lìv favurì?

 

schiacciata pasta madre e fiori di sambuco
una turca e una brasiliana in terra romagnola

stavo scrivendo, come al solito sul bancone in cucina, quando ho sentito girare forte la testa, ho visto muovere i muri. non è stato importante altro. e mi sono sentita ancora più legata a questa mi terra scossa.

 

carlin petrini, gentil rosso, pane e lievitati, pasta madre, percorsi, san biagio vecchio, slow food day, torre di oriolo, visit romagna, vita

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